lunedì 24 settembre 2012

ECCO LA SCUOLA CHE ABBIAMO VISITATO IN LUGLIO


In visita alla libera scuola democratica Kapriole


Sono le otto di un lunedì, quando entro allafreie demokratische Schule (libera scuola democratica) Kapriole. Mi appare subito particolarmente colorata e movimentata. È luglio, sono tutti scalzi per non sporcare la scuola con le scarpe e per sentirsi più liberi, nessuno si cura di me. Arrivo a quella che sembra l’aula insegnanti e mi presento: «Sono qui per una visita di due settimane perchè voglio conoscere cosa è e come funziona in pratica una scuola democratica. Il mio sogno è quello di fondarne una in Italia». Poco dopo arriva la persona che sarebbe stata il mio riferimento ed inizia a raccontare…
Bisogna già andare nella Grossraum (aula magna), che funge anche da palestra, per laVersammlung (assemblea) del lunedì. Le prime ore del lunedì infatti, sono dedicate alle comunicazioni. Ognuno può e deve comunicare combiamenti, progetti e tutto ciò che è di interesse comune. Insegnanti e ragazzi siedono insieme, i ragazzi più grandi fanno da moderatori, tutto scorre liscio anche se qualcuno dei più piccoli a volte fa rumore.
150 sono gli iscritti alla Kapriole; si inizia a 6 anni e si conclude tra i 16 e i 18 a seconda del diploma che si vuole ottenere (maturità professionale, tecnica o liceale). La sede è Friburgo, città verde per eccellenza molto attenta ai bambini, con il più alto numero di scuole Waldorf, Montessori e alternative della Germania. Nacque circa venti anni fa dalla forza di Eva, una madre che voleva una scuola diversa per i suoi figli. Le difficoltà sono state tante anche in parte dovute alla legislazione scolastica tedesca, ma con tenacia e perseveranza ora la scuola c’è e funziona.
Ora che lo Stato l’ha autorizzata parte del finanziamento della scuola dipende dai genitori e parte dallo Stato. Per la precisione gli insegnanti vengono pagati dallo Stato e il resto viene pagato dai genitori attraverso una retta mensile.
Finita l’assemblea è tempo per ognuno di tornare alle proprie occupazioni.
Qui non esiste un orario definito di materie e corsi, ma ci sono le Angebot, ovvero delle offerte, alcune con cadenza settimanale, altre no.
C’è una lavagna sulla quale vengono appese giorno per giorno le offerte divise in tre blocchi di un’ora e mezza ciascuno. I bambini che si presentano alle offerte hanno a disposizione un insegnante che li segue. Possono avere diverse età, infatti sono loro a decidere se e cosa seguire.
Se non vanno in classe hanno altre possibilità di impiegare il loro tempo: possono uscire nel parco fuori la scuola, rimanendo dentro a dei confini tracciati sulla cartina e decisi all’assemblea del giovedì di cui presto dirò, possono giocare nei corridoi o nei loro Nest (nidi), delle aule in cui si ritrovano ragazzi della stessa fascia d’età per stare tranquilli tra loro, o ancora leggere sdraiati su un divano o ascoltare al musica o… quello che li fa stare bene.
Sono piena di curiosità, mista a una sensazione stranissima. Dentro sempre più forte una voce mi dice: «Non è possibile che funzioni, non è possibile che un bambino di sei anni sappia ciò che vuole. Perché tutti questi ragazzi restano nel corridoio a non fare niente?» . Con questi ed altri pensieri simili entro nell’aula dedicata all’arte per l’ offerta di feltro, cioè un’attività creativa che a partire dalla lana grezza produce oggetti in feltro. Dopo poco arriva anche l’insegnante che nota come un gruppo di bambine sia già all’opera con degli acquarelli e così invece di interromperle e imporre l’attività prestabilita, si concentra su un bambino che era lì senza far nulla, per parlargli in tranquillità.
Infatti ogni insegnante si occupa all’incirca di dieci bambini in maniera particolare, una sorta di tutor che ne segue la crescita a tutto campo.
Vado oltre e seguo l’offerta di matematica dei più grandi. Ero particolarmente eccitata all’idea visto che matematica è la disciplina che insegno!
Che livello basso, sono indietro rispetto ai ragazzi delle scuole pubbliche italiane! Quanto tempo viene lasciato per ragionare! Ogni formula viene ricavata! Completamente diverso da quello a cui sono abituata. Come è difficile lasciare da parte i pregiudizi!
I giorni seguenti mi accorgo che osservando con calma, i ragazzi quello che imparano non lo scordano più, perché non imparano a memoria ma ne fanno esperienza.
L’edificio che ospita Kapriole è una specie di U; in un braccio ci sono le aule pensate per i più piccoli, spaziose con banchetti a isola e sempre anche uno spazio per giocare, dall’altra quelle per i più grandi, sempre con banchi a isola, ma meno spaziose. Ogni aula ha la sua caratteristica e un suo nome. Il tema è quello delle nazioni. Matematica era in Brasile! E in Brasile si faranno sempre attività matematico/scientifiche perché lì sono concentrati tutti gli strumenti didattici (molti ad ispirazione montessoriana) utili alla disciplina. In Spagna si fanno le lingue, in Tailandia teatro e così via.
Al centro della U si trova l’ingresso e la cucina e anche un ufficio che non ha nulla a che fare con la scuola.
Arriva presto l’ora di pranzo e mangio in cortile dato che il tempo lo permette insieme agli insegnanti, che come gli insegnanti di ogni scuola al mondo tra loro parlano di… scuola!
Kapriole è un’associazione fondata e retta dai genitori, non c’è nessun direttore, genitori e insegnanti si dividono i compiti.
I primi si impegnano ad investire novanta ore all’anno in lavori utili alla scuola. Si dividono in gruppi a seconda delle necessità ad esempio la cucina, lavoretti di restauro, la burocrazia, la finanza etc.
I secondi si occupano dell’aspetto pedagogico, ovvero decidono argomenti, modalità e tempi delle attività.
Molti di loro non hanno una formazione riconosciuta da insegnanti.
La scuola è autorizzata dallo Stato, ma non può far sostenere esami, quindi i ragazzi sostengono qualsiasi esame da privatisti presso una scuola pubblica di Friburgo.
La qualità degli insegnanti è garantita dal fatto che studenti e insegnanti già assunti osservano per due settimane il candidato o la candidata e insieme decidono se è giusto per la scuola. Gli studenti possono anche far licenziare un insegnante se in assemblea viene votato.
Ma la qualità in realtà è garantita dall’apertura e disponibilità degli insegnanti che si mettono in gioco e propongono la loro lezione.
Nessuno è obbligato ad andare. Se vedono che nessuno frequenta chiedono cosa non va e cercano di cambiare. Molti insegnanti prima hanno lavorato in una scuola pubblica e ciò che raccontano è che il loro modo di comunicare e di insegnare è migliorato tantissimo da quando lavorano alla Kapriole prorpio perchè non hanno un pubblico sicuro, costretto ad assecondarli per i voti.
Infatti non esistono valutazioni, nè verifiche per come le conosciamo noi!
Le lezioni avvengono sia in modo ultra convenzionale, frontale e asettico che in modo del tutto festoso allegro e disordinato, perché i ragazzi scelgono e ad alcuni piace la lezione frontale, mentre ad altri no! Ogni insegnante è totalmente libero di impostare la lezione come crede, non ci sono veramente limiti alla sperimentazione e al conservativismo lì.
Ad esempio una mattina cinque ragazze che da tempo si interessavano al body painting hanno chiesto se l’insegnante che si occupa di arte poteva organizzare un mini corso per loro, e così è stato. Per tutta la mattina, finiti i lavori, queste ragazze sono andate in giro in bikini completamente dipinte sul corpo. Nessuno a gridato allo scandalo o se ne è curato più di tanto, perchè ognuno è libero di esprimersi come vuole fino a che non disturba gli altri.
Nell’organizzazione della scuola di fondamentale importanza sono l’assemblea del giovedì e il comitato di giustizia.
Le prime due ore di ogni giovedì sono dedicate alla discussione e votazione delle regole che insegnanti e ragazzi si danno. Il primo giovedì della mia presenza a Friburgo Jakob, 6 anni, aveva sottoposto all’assemblea una mozione, ovvero abrogare la regola per cui se per tre volte si viene presi a non fare a modo i lavor di riassetto e pulizia che vanno fatti gli ultimi 10 minuti di ogni giorno, si devono passare due ore in cucina ad aiutare. Aveva motivato la sua critica sostenenzo che fosse una punizione eccessiva.
Allora Anton, 8 anni, gli ha fatto notare che in fondo se lui avesse sempre fatto il suo dovere non sarebbe mai andato incontro a quella punizione. Jakob un po’ perplesso ci ha pensato su e poi convinto ha ritirato la mozione.
Ogni persona presente all’assemblea ha diritto di voto e ogni voto, sia degli insegnanti che degli alunni, pesa alla stessa maniera.
Il comitato di giustizia è composto da tre mediatori ovvero tre ragazzi e un insegnante in qualità di osservatore, ogni tre settimane i ruoli ruotano tra tutti i partecipanti alla scuola.
Ogni persona nella scuola quando subisce un torto o comunque vuole segnalare qualcuno che non ha rispettato le leggi votate in assemblea, può descrivere su un foglio l’accaduto e segnalarlo al comitato di giustizia.
Martin, 11 anni, aveva fatto a pezzi la pistola che Michael, 6 anni, aveva costruito con le sue mani nell’officina del legno a scuola, e così erano davanti al comitato di giustizia che con serietà e pazienza ascoltava le loro motivazioni.
La richiesta di Michael era che la pistola fosse riparata. Martin con grande strafottenza ribatteva che gliene avrebbe costruita una nuova visto che la sua era così brutta. Il comitato ha cercato di far riflettere Martin sul valore affettivo che Michael attribuiva all’oggetto e dopo circa una mezz’ora di discussione Martin era in grado di percepire la differenza e di accettare la richiesta di Michael.
I più piccoli tendono ad abusare di questo strumento denunciando anche per cose che potrebbero essere risolte con l’aiuto di un adulto; le punizioni sono generalmente cose come pulire le finestre o non poter usare il computer per una settimana.
Ogni volta che viene trattato un caso viene segnato in un archivio così se un ragazzo è per così dire recidivo la punizione aumenta.
L’ultima sera sono stata invitata alla Elternabend cioè la riunione dei genitori, in cui si parlava del bilancio annuale e del finanziamento necessario.
Lars, 35 anni, genitore di due alunni e segretario part time della scuola, ha presentato la situazione informando che la quota necessaria a bambino era 180 euro al mese.
Sono poi passati alla così detta fase del cappello: ogni genitore scrive in maniera anonima su un foglietto quanto in coscienza e secondo le sue finanze è disposto a pagare, poi si fa il conto per vedere se si copre la quota totale necessaria e se non bastano i soldi proposti si ripete la procedura.
Spesso ci vogliono tre «turni di cappello» per arrivare alla somma necessaria. Questo processo assicura il senso di comunità, senza entrare nei conti privati delle famiglie.
Il progetto è comune, tutti ci credono e fanno quello che possono per sostenerlo. Le famiglie sono molto eterogenee, da nullatenenti a benestanti.
Il venerdì su richiesta delle bambine si fanno attività separate maschi/femmine e così mentre un gruppo fa un’uscita, l’altro rimane a scuola. Le bambine avevano bisogno di stare tra loro in quiete e in assemblea tempo addietro è stata votata questa regola.
Oltre alle offerte, quando un gruppo di ragazzi vuole imparare qualcosa può chiedere un corso su determinati argomenti. Ogni corso si dà delle regole come ad esempio la frequenza obligatoria per non far perdere tempo agli altri o obbligo di fare compiti e cose simili, ma sempre decise insieme. L’idea di base è che non esiste un programma da svolgere, ma un percorso da scoprire e gustare. Ognuno è libero di trovare la sua strada e non c’è una formazione di base in senso classico a cui fare riferimento.
Tutti alla fine sapranno leggere e far di conto, perchè sanno che serve per vivere.
Agli esami finali ottengono sempre buoni voti e usciti da scuola sanno quasi tutti cosa vogliono fare. Quello che tutti imparano di sicuro è saper sentire i propri bisogni, saper scegliere e avere responsabilità delle proprie scelte.
Non è facile per i genitori accettare di dare così tanta libertà ai proprio figli.
Robert ha deciso di mandare sia Lukas (13) che Paula (10) alla Kapriole e con semplici parole e senza troppa vergogna ha ammesso che quando a sette anni Lukas ancora non sapeva leggere spedito come i suoi coetanei che frequentavano la scuola pubblica, al ritorno da scuola gli imponeva degli esercizi di lettura, fino a che non si è reso conto di distruggere tutto il lavoro che Lukas faceva pieno di entusiasmo e felicità a scuola.
Con Paula era molto più tranquillo e rilassato forte dell’esperienza del figlio maggiore e non si è mai intromesso. Paula è una bambina con la quale non si può fare a meno di interagire considerandola alla pari, quando parla sa quello che dice e non ha vergogna a controbattere se un adulto le espone delle perplessità.
A Kapriole ho incontrato persone, felici, vive, con gli occhi brillanti, come non mi succedeva da tempo.

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